….ci racconta il suo amore per lo sport di base, di quando andava con il suo papà allo stadio per tifare San Lorenzo. Ci parla di Bartali e Maradona…….., poi il discorso vola alto per toccare tutti i temi dello sport inteso come momento di crescita, come via ascetica per dare il meglio di sé. Della condanna esplicita al doping, dell’impegno, della necessità di fare squadra e dello sport come modello d’inclusione contro la non-cultura degli scarti, tema che gli sta a cuore.
….. dietro ogni grande campione c’è un allenatore
Domanda: allenare è un po’ come educare ?
“ In qualche modo si. Nel momento della vittoria di un atleta non si vede quasi mai il suo allenatore: sul podio non sale, la medaglia non la indossa, le telecamere raramente lo inquadrano. Eppure, senza allenatore, non nasce un campione: occorre qualcuno che scommetta su di lui, che ci investa del tempo, che sappia intravedere possibilità che nemmeno lui immaginerebbe.
Che sia un po’ visionario, oserei dire.
Non basta, però, allenare il fisico: occorre saper parlare al cuore, motivare, correggere senza umiliare. Più l’atleta è geniale, più è delicato da trattare: il vero allenatore, il vero educatore sa parlare al cuore di chi nasce fuoriclasse.
Poi, nel momento della competizione, saprà farsi da parte: accetterà di dipendere dal suo atleta.
Tornerà in caso di sconfitta, per metterci la faccia”