Oggi entrerà al villaggio olimpico. Ha ritardato l’ingresso di un giorno per incontrare alla Waseda University, sede del pre-camp azzurro, i protagonisti della marcia, a cominciare da Antonella Palmisano ed Eleonora Giorgi. Antonio La Torre, il DT azzurro, cura ogni dettaglio. Come d’abitudine. ‘’Ho visto entrambe in buona condizione, anche mentale – racconta al telefono, unico strumento utilizzabile tra bolle Covid e restrizioni assortite – e già questo mi sembra un buon segnale. Ma devo dire che tutti hanno superato bene il periodo di adattamento, questione mai facile, resa ancor più complicata dal momento che il mondo intero sta vivendo”. Il Covid, ed il rischio di una infezione, sono stati presi in grande considerazione dalla squadra: “Tutti sanno che c’è un avversario in più da temere, ancor più insidioso perché nascosto. Non si può rischiare di compromettere il lavoro di anni per un comportamento incauto: i ragazzi lo hanno ben chiaro, al villaggio terranno una condotta molto prudente”.
Da venerdì si entra nel vivo. Come possiamo valutare la spedizione italiana?
“E’ chiaro che ogni atleta ha un obiettivo diverso, e quello che ne viene fuori, raggruppando gli azzurri per target, è una sorta di stratigrafia del nostro movimento. Prima di questo, però, va ricordato che il numero complessivo (da record, ndr) dei convocati è figlio di una decisione unanime del Consiglio federale, che ha voluto riconoscere il grande lavoro fatto dagli atleti, dai tecnici, dalle società, in un periodo difficile come quello della pandemia. E poi, sempre sul numero, incide la presenza di tutte e cinque le staffette, la cui qualificazione è stata conquistata al termine di un percorso lungo ed articolato”.
Come si sviluppa questa stratigrafia azzurra?
“Il primo strato, quella che considererei la fascia più nobile, è composto dagli atleti che possono puntare ad un risultato di vertice, a cominciare da Gianmarco Tamberi. Gimbo è il condottiero del gruppo, la sua magnifica ossessione che dura dall’infortunio di cinque anni fa, è giunta di fatto all’epilogo. Con lui metterei sicuramente Marcell Jacobs e Filippo Tortu, con quest’ultimo che ha dato segnali molto interessanti in quest’ultimo periodo, le marciatrici Antonella Palmisano ed Eleonora Giorgi, Yeman Crippa, che nei 10000 ha centrato la finale mondiale a Doha, e anche Leonardo Fabbri, che cerca la vendetta per quei pochi centimetri di troppo che nella rassegna iridata di due anni fa gli costarono l’accesso alla finale mondiale. Vicinissimi a questo gruppo, metterei poi un quintetto composto dal marciatore Massimo Stano, il quattrocentista Davide Re, l’ostacolista Luminosa Bogliolo, lo sprinter Eseosa Desalu e il maratoneta Eyob Faniel: per tutti loro Tokyo è l’occasione per mostrare la propria classe, per fare quel salto di qualità finale che è alla portata”.
Tanti giovani si sono messi in evidenza in questa stagione. Che posto occupano?
“La seconda fascia comincia proprio con due di loro: Alessandro Sibilio e Andrea Dallavalle, medaglie d’oro agli Europei Under 23 rispettivamente nei 400 ostacoli e nel salto triplo. Non devono avere paura di sognare, di immaginarsi tra i giganti mondiali delle rispettive specialità. Il gruppo è completato dalle altre medaglie d’oro di Tallinn: Nadia Battocletti, Dalia Kaddari, Gaia Sabbatini, e con loro i tre siepisti Abdelwahed, Ala e Osama Zoghlami, l’ostacolista Paolo Dal Molin, ognuno per ragioni diverse, chi per prospettive, chi per storia recente, chi per carriera.
Anche per loro vale l’invito a sognare, che rivolgo sicuramente anche a due atleti attesi al passo definitivo, come il lunghista Filippo Randazzo e la discobola Daisy Osakue”.
C’è un’altra fascia, in questa rappresentazione?
“Sì, è quella che considero delle possibili sorprese. Dal marciatore Francesco Fortunato ai triplisti Tobia Bocchi ed Emmanuel Ihemeje, ma anche due di quelli che più hanno sofferto per arrivare a Tokyo, ovvero l’astista Claudio Stecchi e l’altista Stefano Sottile. Per le staffette, invece, faccio un discorso a parte. Il sogno, ovviamente, sarebbe di metterle tutte in finale, ma la realtà dice chiaramente che abbiamo chances diverse per ognuna di esse: la più accreditata è sicuramente la 4×100 uomini, seguita poi dalla staffetta del miglio maschile, e dalla 4×100 donne. Mi auguro che i ragazzi dimostrino lo stesso spirito visto in questi anni di grandi soddisfazioni come gruppo”.
Fossimo in un incontro stampa olimpico, arriverebbe a questo punto, inevitabile, la domanda sulle medaglie. Così, a bruciapelo: ce ne saranno?
“E’ chiaro che il tentativo è quello di cancellare lo zero di Rio – conclude La Torre – ma non sarà affatto facile. Pensiamo a far bene il nostro lavoro, fino in fondo”. Podi e medaglie sono sempre la chiusura di un percorso.
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