Sbocciati. Rifioriti. Una stupenda primavera azzurra, il clima giusto, l’aria gradevole, verso l’estate rovente dell’atletica italiana. Mai la Nazionale era arrivata così in alto agli Europei a squadre (secondo posto). Mai una staffetta aveva vinto alle World Relays. Mai un italiano aveva corso veloce come Marcell Jacobs. (Quasi) mai si era vista una Antonella Palmisano così in fiore. Tutto in un mese. Tutto a maggio, prima di un giugno (fiorentino) impreziosito da un’edizione speciale del Golden Gala.
Lo sport individuale che si trasforma in disciplina di squadra, il singolo che si identifica nei valori del gruppo, la voglia e la capacità di unire gli sforzi per raggiungere un unico obiettivo: onorare la maglia azzurra. È tra i leit motiv della stagione e ne è l’esaltazione la storica seconda piazza agli EuroTeam di Chorzow (la cara vecchia Coppa Europa), ad appena due punti e mezzo dal successo dei padroni di casa della Polonia. L’Italia sbarca tra le potenze d’Europa con un weekend senza precedenti (mai nemmeno sul podio nella manifestazione da quando c’è il nuovo format) scandito da otto vittorie di una squadra entusiasta, orgogliosa, per nulla impaurita, bravissima a far fronte all’assenza in extremis di Gimbo Tamberi, out per un problema ad un piede (campanello d’allarme presto rientrato, fiuuu). Se dal salto in alto arrivano zero punti, c’è chi si rimbocca le maniche e si carica la squadra sulle spalle, a partire dalla doppia vittoria di Alessandro Sibilio nei 400 ostacoli e con la staffetta 4×400 (insieme a Davide Re, Edoardo Scotti e Vladimir Aceti), e proseguendo con gli acuti di Yeman Crippa (5000), dello sprinter Fausto Desalu (200), delle giovani e tatticamente eccellenti mezzofondiste Nadia Battocletti (5000) e Gaia Sabbatini (1500), del lunghista Filippo Randazzo (già vincitore in Diamond League a Gateshead) e dell’astista Roberta Bruni. È la prestazione corale che impressiona per profondità di risultati: diciannove podi, notevole il 22.89 di Dalia Kaddari nei 200, senza timori anche l’altro sardo Lorenzo Patta (all’esordio!) chiamato a sostituire Marcell Jacobs infortunato.
È un team che permette alla capitana Chiara Rosa di alzare al cielo il trofeo del secondo posto. Un weekend che dà morale e consapevolezze. Tante.
Di certezze ne aveva date, sempre a Chorzow, l’evento mondiale delle staffette, le World Relays, strategico per qualificarsi ai principali eventi internazionali. Di sabato, tutti e cinque i quartetti volano in finale e di conseguenza blindano il pass per le Olimpiadi di Tokyo (3 staffette ancora non lo avevano) nonché per i Mondiali del prossimo anno a Eugene. Di domenica, nell’atto conclusivo, si materializza un doppio capolavoro, per mano della staffetta 4×100 femminile con Irene Siragusa, Gloria Hooper, Anna Bongiorni e Vittoria Fontana, e della 4×400 mista orchestrata da Edoardo Scotti, Giancarla Trevisan, Alice Mangione e Davide Re. È gioia grande per loro, per gli otto staffettisti incoronati in una premiazione particolarmente scenografica, mentre la 4×100 uomini pasticcia nei cambi e deve accontentarsi del secondo posto dopo un paio di squalifiche. C’è però un dato che balza agli occhi e fa saltare gli appassionati dal divano, cancellando ogni rimpianto: l’8.91 di Marcell Jacobs nella seconda frazione è uno split roboante che aggiunge sostanza ai sogni dell’azzurro. Nessuno lo dice, qualcuno lo sussurra, ma questo tempo non è “soltanto” da finale olimpica. È qualcosa di più. Pochi mesi e si capirà.
L’interesse verso Jacobs impenna a Savona, al meeting in riva il mare. Ore 16.50 del 13 maggio, il poliziotto sfreccia in batteria in uno sbalorditivo 9.95, quattro centesimi meglio dell’allora primato italiano di Pippo Tortu, e poi rivela: “Ho trovato l’equilibrio perfetto, posso migliorarmi ancora”. Era vero. La finale, senza Jacobs, diventa la rampa per il decollo di Lollo Patta e col senno di poi ecco un altro dei momenti di svolta della stagione: il sardo sorprende tutti e inventa il 10.13 che di fatto gli consegna le chiavi della prima frazione di Tokyo.
Passano due giorni e si festeggia un altro record italiano, quello di Roberta Bruni nell’asta, 4,60 a Firenze, poi portato fino a 4,70 nei giorni successivi a Rieti.
A proposito degli eroi di Tokyo, è a Podebrady, agli Europei a squadre di marcia in Repubblica Ceca, che entra in scena la Regina. Antonella Palmisano irrompe con una vittoria autoritaria nella 20 km, peraltro gestendo problemi fisici al bacino che l’avevano condizionata nei mesi precedenti e non la risparmiano nemmeno durante la gara. La giornata è segnata dalla tristezza infinita per la scomparsa dell’ex saltatore azzurro Alessandro Talotti, ricordato dalla squadra con una prestazione collettiva di primissimo piano: Italia unica Nazione con quattro team assoluti (su quattro) sul podio. Seconda Eleonora Giorgi (35 km), terzi Lidia Barcella (35 km) e Andrea Agrusti (50 km) ma l’altra notizia confortante è il rientro in piena efficienza di Massimo Stano che sulla 20 km mancava da Doha. Un tocco d’azzurro abbraccerà pure Birmingham per la Coppa Europa dei 10.000: argento al femminile.
La benedetta primavera azzurra risplende anche in un Golden Gala nobilitato da firme deluxe, Sifan Hassan e Jakob Ingebrigtsen su tutte. Si gareggia a Firenze, città che consegna le chiavi al presidente di World Athletics Sebastian Coe a quarant’anni dal suo record del mondo fiorentino negli 800 (1:41.73 come la password scelta per il wifi allo stadio) e sarà un caso che i mezzofondisti giganteggiano, l’olandese 3:53.63 nei 1500, il norvegese al record europeo dei 5000 (12:48.45). In casa azzurra il fiorentino Leonardo Fabbri infiamma il proprio pubblico con il suo miglior lancio dell’anno (21,71), Gimbo Tamberi dà spettacolo con 2,33, i siepisti Ahmed Abdelwahed e Osama Zoghlami rilanciano la specialità verso i fasti degli anni Ottanta, le giovani Gaia Sabbatini e Dalia Kaddari si superano. Ai Tricolori juniores e promesse di Grosseto Andrea Dallavalle sfonda (eccome) i diciassette metri nel triplo (17,35), nella stessa giornata a Nizza Nadia Battocletti abbatte i quindici minuti nei 5000 (14:58.73). Il miglior modo per omaggiare Paola Pigni, la pioniera delle lunghe distanze azzurre, scomparsa poche ore prima.
naz.orl.
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