A Budapest si riscrive la storia dell’atletica italiana, Gianmarco Tamberi è campione del mondo nel salto in alto. Straordinaria impresa dell’azzurro che ai Mondiali conquista l’unica medaglia d’oro che mancava alla sua favolosa collezione. Alla misura di 2,36 si decide la sfida con il marchigiano che supera la quota alla prima prova, mentre lo statunitense JuVaughn Harrison risponde al secondo tentativo per prendersi l’argento. Terzo posto con 2,33 al qatarino Mutaz Barshim, che due anni fa aveva condiviso il titolo olimpico con l’azzurro. Al termine di una gara meravigliosa ed emozionante, acclamato dal tifo dei tanti spettatori italiani, il 31enne anconetano delle Fiamme Oro completa il Grande Slam dopo aver già trionfato alle Olimpiadi (Tokyo 2021) e ai Mondiali indoor (Portland 2016) oltre che agli Europei all’aperto (Amsterdam 2016 e Monaco 2022) e in sala (Glasgow 2019). Campione di tutto, olimpico, del mondo ed europeo in carica, con l’ennesima prova di talento e di carattere. Fenomenale. È la medaglia numero 50 della storia azzurra in 19 edizioni della rassegna iridata: per il momento a Budapest l’Italia è a quota 3 medaglie grazie anche all’argento di Leonardo Fabbri nel peso e al bronzo di Antonella Palmisano nella 20 km di marcia. Nella quarta serata di gare, spicca anche il record italiano in 53.89 di Ayomide Folorunso che diventa la prima azzurra di sempre a entrare in una finale iridata sui 400 ostacoli, l’undicesimo posto di Ludovica Cavalli nei 1500 con il personale di 4:01.84 per siglare lo standard olimpico, mentre Daisy Osakue è dodicesima nel disco con 61,13 come Marco Fassinotti a 2,20 nell’alto d’oro di Tamberi.
TAMBERI ORO! – Si comincia con l’abbraccio nel tunnel d’ingresso allo stadio tra i due campioni olimpici Gianmarco Tamberi e Mutaz Barshim, grandi amici anche se avversari. In pedana Gimbo torna a sfoggiare la mezza barba e al momento della presentazione allarga le braccia per rispondere al boato del pubblico. Apre la gara con un errore piuttosto netto a 2,25 il capitano azzurro, ma si riscatta al secondo tentativo, e anche Barshim sbaglia in avvio. A questa misura si conclude la gara di Marco Fassinotti, dodicesimo con 2,20 alla seconda e tre nulli a 2,25. L’asticella sale a 2,29 con Tamberi che va a segno alla prima prova: applaude se stesso, non è soddisfatto come dimostra chiaramente la smorfia sul viso, ma è un salto comunque importante per indirizzare la serata nei binari giusti. Sette atleti ancora in ballo: Harrison e Woo con ruolino immacolato, superano 2,29 alla prima anche Barshim, Tamberi, e Potye, con errori Zayas e McEwen. La sfida entra nel vivo: Tamberi riesce a centrare subito il bersaglio anche a 2,33 e impazzisce la curva azzurra, con Gimbo che fa segno di stare calmi e si installa al secondo posto provvisorio. Avanti anche Harrison, Barshim e Zayas alla prima, Potye alla seconda. Per le medaglie diventa decisivo 2,36: sbaglia Barshim, sbagliano gli altri al primo tentativo. Nelle mani di Tamberi c’è un possibile match point ed è splendido il salto dell’azzurro, che fa 2,36 alla prima e balza in testa alla classifica: due centimetri in più del primato stagionale, con una quota che non raggiungeva dalla magica notte di Tokyo (2,37). Risponde lo statunitense JuVaughn Harrison, al secondo ingresso in pedana, ma è l’unico a farcela: medaglia sicura, almeno d’argento, con Barshim che si mette al collo il bronzo a 2,33 per minor numero di errori nei confronti di Zayas e Potye. Entrambi i contendenti a 2,38 falliscono due volte e non è disprezzabile il primo tentativo del marchigiano. Nell’ordine di salto, tocca per primo a Harrison che commette il terzo errore: Tamberi è campione del mondo! L’azzurro chiede 2,40, si gode la folla che lo celebra, passa sotto l’asticella e inizia a correre in pista. Ormai lo stadio è una bolgia e Gimbo in tripudio si butta in mezzo alla curva, per liberare tutta la gioia insieme alla mamma Sabrina, alla moglie Chiara, al suo team con il coach Giulio Ciotti che lo allena da marzo, il preparatore atletico Michele Palloni e il fisioterapista Andrea Battisti, osannato dai tifosi in visibilio sulle note di “Notti magiche”. È nella leggenda dello sport italiano, è una festa spettacolare.
“SENSAZIONE UNICA!” – “Pazzesco – esclama Tamberi – e non riesco neanche a sentirmelo dire che sono campione del mondo! È una sensazione unica, riuscire a battere atleti che sembrano superiori. Quando sono entrato nello stadio ho visto quanti italiani c’erano, quanto erano carichi, e mi sono detto: ‘è la tua serata’… Sapevo di star bene, anche se domenica ho fatto una qualificazione orrenda, ma ho archiviato tutto e ho cercato quello che dico nei miei discorsi da capitano agli azzurri: credere che tutto è possibile e sognare in grande, alla fine è successo. Prima della gara ho fatto un ottimo riscaldamento, uno dei migliori della mia vita, e avrei potuto solo distruggere tutto con la mia testa. Conosco gli avversari, sapevo che poteva servire più di 2,38 per vincere. Ho cercato di essere me stesso in pedana, di rimanere concentrato, e a 2,36 mi sono reso conto che era un possibile match point. Se c’è un’opportunità, devi mettercela tutta e ho avuto l’ennesima conferma che quando conta riesco a tirare fuori la parte migliore di me. È bello raggiungere quello che si sogna. Mi sento ripagato di tutti i sacrifici fatti, so quanto ho investito nel mio team e questo non è uno sport individuale, se c’è un lavoro di squadra che richiede tanta dedizione. Quando si cambia guida tecnica dopo dodici anni si esce dalla comfort zone e la paura è tanta, mi sono caricato di tante responsabilità. Mio papà Marco mi ha insegnato a saltare, quello che ho fatto oggi è anche grazie al percorso condotto insieme a lui. Non è stato facile separarmi da lui, digerire un cambiamento del genere, non ci parliamo da tanto tempo ma è merito anche di quello che mi ha insegnato. Devo ringraziare Giulio Ciotti e Michele Palloni per come si sono approcciati a questa nuova sfida, un team affiatatissimo. Fa piacere sapere di ispirare i giovani, spingere i ragazzi ad avvicinarsi ai campi di atletica: è bellissimo, sono loro a darci la forza”.
400HS – Superlativa Ayomide Folorunso che vola in 53.89 nella semifinale dei 400 ostacoli. È la prima azzurra della storia in finale ai Mondiali, ma anche la prima sotto i 54 secondi, con il suo record italiano abbattuto di ben 33 centesimi. Si prende tutto l’emiliana, che come ai Mondiali dell’anno scorso a Eugene si migliora nel turno intermedio, ma stavolta l’exploit vale l’ingresso tra le prime otto. La 26enne delle Fiamme Oro aggredisce ogni barriera e rimane efficace fino al traguardo, in quarta posizione, mentre la statunitense Shamier Little (52.81) vince su Kemi Adekoya (Bahrain, 53.39) e sulla giamaicana Janieve Russell (53.69). “Dietro al blocco di partenza mi veniva quasi da sorridere – racconta “Ayo” – e mi sentivo calma. Volevo uscire a testa alta, con la consapevolezza di aver dato il mio meglio. Se non fosse arrivata la finale, non poteva essere perché non ci avessi provato. C’era un bel treno davanti a me, ero nella posizione migliore. Mi ero detta che per agguantarla bisognava essere coraggiosi: questa la mia mentalità di oggi e sono contentissima”. L’altra azzurra Rebecca Sartori non riesce a ripetere l’eccellente prestazione della batteria: ottavo posto in 55.98 all’indomani del 54.82 con cui aveva abbassato il personale. Nella seconda semifinale 52.95 senza forzare per l’olandese Femke Bol.
1500 – Si corre forte nella finale dei 1500 metri, con la nuova stupenda prestazione di Ludovica Cavalli che toglie un altro secondo al record personale in 4:01.84 firmando lo standard per le Olimpiadi di Parigi (4:02.50) all’undicesimo posto. È vincente la cavalcata della keniana pluriprimatista mondiale Faith Kipyegon in 3:54.87 seguita dall’etiope Diribe Welteji (3:55.69), bronzo all’olandese Sifan Hassan (3:56.00) dopo la caduta nei 10.000 di sabato. Conferma nei 3000 siepi del marocchino Soufiane El Bakkali, 8:03.53 per sconfiggere l’etiope primatista mondiale Lamecha Girma (8:05.44) e il keniano Abraham Kibiwot (8:11.98).
DISCO – Chiude dodicesima l’azzurra Daisy Osakue nella finale del disco. La primatista italiana apre con un nullo, poi lancia a 61,13 mentre anche il terzo tentativo si infrange contro la gabbia, ripetendo lo stesso piazzamento di due anni fa alle Olimpiadi di Tokyo. Per entrare nelle prime otto era necessaria la misura di 63,59 della portoghese Liliana Cà. Doppietta statunitense con l’oro a sorpresa di Laulauga Tausaga (69,49) davanti all’olimpionica Valarie Allman (69,23), bronzo per la cinese Feng Bin (68,20), campionessa uscente.
800 – Due su tre per gli azzurri nel primo round degli 800 metri. Ottima impressione di Simone Barontini, qualificato con una prova decisamente convincente, secondo nella sua batteria in 1:45.21. Il campione tricolore è sempre lucido, controllando il terzo posto utile per il passaggio del turno, prima di lanciare la sua progressione in rettilineo. Negli ultimi metri trova anche modo di rilassarsi, scambiando un ‘cinque’ con il canadese Marco Arop che lo precede in 1:45.05, e il primo abbraccio gli arriva da capitan Tamberi che è in pedana nella finale dell’alto. Stavolta la tattica è quella giusta per Catalin Tecuceanu che interpreta al meglio la sua batteria, si piazza terzo in 1:45.31 e stacca il biglietto per la semifinale. L’azzurro a metà gara trova spazio all’interno, dietro al keniano Emmanuel Wanyonyi, e poi quando passa avanti il francese Gabriel Tual riesce a mantenere la terza posizione. Sul traguardo l’africano si lascia alle spalle il transalpino (1:44.92 contro 1:45.10) mentre il veneto, non lontano dal personale di 1:44.83, respinge le velleità di Tshepiso Masalela (Botswana, quarto in 1:45.60) prima di baciare la maglia esultando di fronte alla curva di spettatori italiani già pronti a fare il tifo per i saltatori in alto. All’esordio in Nazionale assoluta, a vent’anni di età, corre con coraggio Francesco Pernici che manca il passaggio del turno per non più di tredici centesimi, quarto in 1:45.89. Va in testa il bresciano al suono della campana dell’ultimo giro, senza paura: all’ultima curva si vede superare dal marocchino Abdelati El Guesse (1:45.24) e dallo svedese Andreas Kramer (1:45.42), poi il terzo posto gli sfugge in rettilineo, per mano dell’algerino Slimane Moula (1:45.76), e così il giovane azzurro è il secondo degli esclusi. È una serata calda, afosa al Nemzeti Atlétikai Központ, aperta dalle batterie dei 100 ostacoli femminili con il sensazionale 12.24 (+0.1) della statunitense argento olimpico Kendra Harrison, a soli dodici centesimi dal record del mondo.
400 – Al maschile, sui 400 metri, eliminato Davide Re che è quarto nella sua semifinale in 45.29. Clamoroso il record europeo del britannico Matthew Hudson-Smith con 44.26 per battere dopo 36 anni il 44.33 del tedesco Thomas Schoenlebe che risaliva a Roma ’87, ma il più veloce è il giamaicano Antonio Watson con 44.13.
TV E STREAMING – È prevista un’ampia copertura tv per i Mondiali di atletica. La rassegna iridata di Budapest, da sabato 19 a domenica 27 agosto, è in onda in diretta integrale su Rai, Sky e Eurosport. QUI il palinsesto completo.
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