All’alba del nuovo anno, quale è stato il momento più bello del 2023? L’impresa da ricordare, l’emozione più forte, il successo più entusiasmante? Mai come stavolta c’è l’imbarazzo della scelta per l’atletica italiana, in una stagione di traguardi storici che era difficile persino immaginare e invece adesso sono realtà. Non è retorica, anzi è tutto vero: dalla clamorosa vittoria nella classifica a punti agli Europei indoor di Istanbul, risultato senza precedenti, all’epocale trionfo della Coppa Europa a Chorzow, la prima per gli azzurri. Dalle quattro medaglie dei Mondiali di Budapest, con una prestazione complessiva del team che mancava dal secolo scorso e l’apoteosi di Gianmarco Tamberi, campione di tutto, fino alla cerimonia al Quirinale con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ribadire “l’affermazione dell’atletica come movimento collettivo”, parola del presidente FIDAL Stefano Mei, e “l’aumentata consistenza della squadra”, a detta del direttore tecnico Antonio La Torre. Una crescita dimostrata anche dai numeri a livello globale, se si contano 14 italiani tra i primi dieci nelle liste mondiali dell’anno e 26 nei primi venti, sulla scia del trend positivo iniziato nelle ultime stagioni.
EUROINDOOR: PRIMI NELLA CLASSIFICA A PUNTI
Un’Italia mai vista agli Europei indoor, in cima alla classifica a punti di Istanbul per la prima volta nelle 37 edizioni dell’evento, a quota 84 davanti a Gran Bretagna (72,5) e Olanda (69) grazie a un totale di 20 finalisti, secondo bottino di sempre. Pronti, via ed è subito oro con Zane Weir, il colosso di origine sudafricana e radici italiane che vede ripagata la sua scelta di vita: due lanci sopra il record nazionale al coperto per arrivare a 22,06 dopo essersi già migliorato a 21,89 nel botta e risposta con il ceco Stanek, campione uscente. Nei 60 metri è ancora azzurro l’uomo più veloce: strepitosa (e inedita) doppietta che incorona Samuele Ceccarelli, eroe in 6.48 con la freschezza della matricola, senza sentire la pressione del fragoroso 6.47 timbrato in semifinale. Non era un caso la sorpresona degli Assoluti di Ancona dove era riuscito a battere il campione olimpico Marcell Jacobs, secondo a testa alta agli Euroindoor in 6.50 dopo il titolo di due anni prima. In tutto sono quattro gli argenti, due di questi dalle pedane dei salti. È la prova di maturità per Larissa Iapichino, alla prima medaglia da grande nel lungo con il prodigioso 6,97 dell’ultimo tentativo, togliendo il record italiano in sala alla mamma Fiona May nel confronto con le big, a tre centimetri dal 7,00 della britannica Sawyers ma davanti all’iridata serba Vuleta (6,91). Finalmente a segno la triplista Dariya Derkach, d’argento a 14,20 nella stagione che la proietta in una nuova dimensione (14,52 outdoor) con ritrovata grinta e stabilità tecnica. Che gioia per le donne della 4×400 metri: argento in 3:28.61 di Alice Mangione, Ayomide Folorunso, Anna Polinari ed Eleonora Marchiando, record italiano demolito di quasi due secondi.
GOLDEN GALA: RECORD DEL MONDO, TRIS ITALIANO
Spettacolo a Firenze.
È un 2 giugno magnifico: festa nazionale e serata straordinaria di stelle al Golden Gala Pietro Mennea. Nella bomboniera dello stadio Ridolfi incanta la cavalcata di Faith Kipyegon, al record mondiale dei 1500 riscritto in 3:49.11 dopo otto anni. L’immagine-simbolo, in un’atmosfera unica, è l’abbraccio spontaneo delle altre atlete, rivali solo in pista, con la fuoriclasse keniana. Ma il pubblico caloroso e appassionato si infiamma anche per tre record del meeting e tre successi italiani: non era mai avvenuto in un meeting della Wanda Diamond League. Esplode l’urlo di Leonardo Fabbri nel peso, fiorentino doc e profeta in patria come Larissa Iapichino che sulla pedana di casa apre la formidabile serie di urrà stagionali nel lungo, proseguita con gli acuti di Stoccolma e Montecarlo. E nel triplo Andy Diaz con 17,75 sfila il record italiano al coach Fabrizio Donato, il primo a esultare per il suo pupillo, per poi vincere anche la tappa di Xiamen e il suo secondo diamante consecutivo nella finale di Eugene.
LA COPPA EUROPA È NOSTRA!
Tutti sul podio, siamo i campioni d’Europa! Un lungo inseguimento, durato quasi sessant’anni, fino al coronamento del sogno a Chorzow dopo tre giornate di gloria. Sbarca in Italia il trofeo ideato da Bruno Zauli, la Coppa Europa, con una superiorità schiacciante e addirittura più ampia del previsto: staccati di 24 punti i padroni di casa della Polonia, costretti a cedere il trono, e di 39 la Germania. Nell’evento che premia la solidità del gruppo, agli Europei a squadre è netto il dominio degli azzurri in testa dall’inizio per dilagare sommando un totale di sette successi individuali, al comando anche nel medagliere dell’atletica agli European Games: Sara Fantini nel martello e Nadia Battocletti sui 5000 metri, Tobia Bocchi nel triplo e Samuele Ceccarelli nei 100, Alessandro Sibilio nei 400hs per concludere con il peso di Zane Weir e l’alto del capitano Gianmarco Tamberi, trascinatore del team, vincente al debutto stagionale. Tra i tanti flash emblematici, lo spirito di squadra di Anna Bongiorni che in staffetta si ferma a recuperare il testimone. Poi il tripudio, l’inno di Mameli, la felicità collettiva. Fino a dove ci si può spingere con l’effetto-Tokyo dei cinque ori olimpici? Anche a infrangere tabù come questo, a cogliere obiettivi che sembravano impossibili.
MONDIALI: TAMBERI NELLA LEGGENDA
Tredici finalisti ai Mondiali, come non accadeva dal 1999, e quattro medaglie che in una singola edizione non si vedevano dal 2001. Parlano i numeri per inquadrare il valore della spedizione azzurra a Budapest. Ma su tutto e tutti, emerge la forza dirompente di un fenomeno come Gimbo Tamberi: in una notte magica conquista l’unico titolo che gli mancava e completa l’impareggiabile collezione di medaglie d’oro. Campione olimpico, del mondo ed europeo in carica, dopo aver trionfato in carriera anche nelle rassegne al coperto: è Grande Slam, l’en plein riuscito solo ai più grandi della storia, in una finale memorabile vinta piegando Mr. Jump Harrison con lo splendido 2,36 alla prima prova, mentre in una qualificazione-thrilling si era salvato all’ultimo appello con 2,28.
La curva azzurra impazzisce, ma tutto lo stadio è un catino bollente di euforia per un idolo a livello planetario, capace di coinvolgere prima, durante e dopo la gara: una rullata alla batteria della band a bordo pedana, il tuffo di faccia nell’acqua della riviera delle siepi, lo show in mezzo agli spettatori, il boato della folla durante la premiazione. Fantastico l’argento della 4×100 azzurra, a quarant’anni da quello di Helsinki ’83, per tornare alla ribalta dopo l’oro delle Olimpiadi. Vola il quartetto con il riscatto di Marcell Jacobs, out nella semifinale dei 100 in una stagione complicata, e di Filippo Tortu, eliminato nei 200 in batteria, con Lorenzo Patta ancora una volta perfetto in curva, stavolta in terza frazione, e l’impeccabile avvio del nuovo innesto Roberto Rigali: 37.62 ad appena dodici centesimi dal tempo di Tokyo e dietro al 37.38 degli Stati Uniti, superando il 37.76 della Giamaica che rimane di bronzo. È l’ultima medaglia italiana in ordine cronologico, ma nel caldo afoso della capitale ungherese si comincia bene con il sensazionale argento di ‘Leo’ Fabbri e il suo super lancio a 22,34 dopo essersi qualificato in extremis per la finale, al dodicesimo e ultimo posto utile: fa meglio con 23,51 soltanto l’extraterrestre Crouser. E poi il commovente bronzo nella 20 km di Antonella Palmisano: cade e si rialza, durante la gara (ottimo il crono di 1h27:26) oltre che nel tortuoso percorso di avvicinamento, contrassegnato da uno stop agonistico e dall’intervento all’anca. Per l’altro campione olimpico della marcia Massimo Stano c’è invece il settimo posto nella 35 km dopo il ritiro sulla distanza più breve, ma sono tante le note liete: la pregevole quarta piazza della 4×100 femminile che sbriciola il record italiano (42.14 in batteria), la guerriera Ayomide Folorunso primatista (sesta nei 400hs e semifinale in 53.89) come la 4×400 donne (3:23.86) e la sprinter Zaynab Dosso, 11.14 nei 100 metri. In chiave internazionale, impressiona Noah Lyles con tre ori: 100, 200 e 4×100 per lo statunitense padrone della velocità.
MATTARELLA: “GRAZIE ATLETICA”
Si spostano i confini dei limiti umani, nella maratona con entrambi i record italiani per merito di Iliass Aouani e Sofiia Yaremchuk, ma anche in altre specialità: l’asta di Roberta Bruni (indoor e all’aperto) e di Claudio Stecchi (in sala), il disco di Daisy Osakue, il mezzofondo di Nadia Battocletti (in particolare nei 5000 metri) che a fine stagione è la prima italiana a salire sul podio nella gara senior agli Europei di cross con il meraviglioso argento di Bruxelles. A chiudere il 2023 dell’atletica, l’orgoglio per il ricevimento al Quirinale della squadra vincente in Coppa Europa, accolta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che esprime la sua vicinanza, quasi da primo tifoso: “Ogni volta che potevo ho seguito le gare. Un successo travolgente, avete indotto i giovani a impegnarsi nello sport. Le prossime tappe saranno le Olimpiadi di Parigi e gli Europei di Roma, un paio di mesi prima. Vi faccio l’augurio più grande, più intenso, con grande fiducia”. Non potrebbe esserci migliore riconoscimento, alle porte della stagione che sta per iniziare.
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