Serata fantastica per gli azzurri ai Mondiali indoor di Glasgow, con altre due strepitose medaglie. Nei 60 ostacoli Lorenzo Simonelli festeggia l’argento con il sensazionale record italiano di 7.43 migliorandosi di tre centesimi. A ventun anni il romano è vicecampione del mondo: impressionante per la potenza e la rapidità di azione, in grado di superare il suo primato per la quarta volta in questa pazzesca stagione, battuto soltanto dallo statunitense recordman del mondo Grant Holloway (7.29) ma davanti al bronzo del francese Just Kwaou-Mathey (7.47). Non c’era mai stato un ostacolista azzurro sul podio mondiale indoor. In semifinale si era qualificato con 7.48, al terzo posto e con il terzo tempo in totale. Clamoroso il bronzo di Zaynab Dosso nei 60 metri in 7.05, stesso crono della semifinale con cui è diventata la prima italiana di sempre in una finale mondiale. Allenata come Simonelli dal coach Giorgio Frinolli e protagonista di una stagione magnifica, con una serie di progressi continui, la sprinter emiliana viene preceduta da Julien Alfred (Saint Lucia, 6.98) e dalla polacca Ewa Swoboda (7.00). Dopo l’argento di Mattia Furlani nel lungo e il bronzo di Leonardo Fabbri nel peso, è già eguagliato dall’Italia il massimo storico di 4 medaglie ai Mondiali indoor, come nell’edizione inaugurale del 1985 e nel 1991, e di finalisti (9). Ancora tra i migliori al mondo Emmanuel Ihemeje nel triplo: l’azzurro chiude quinto con 16,90, dopo essere stato quinto e ottavo nelle ultime due rassegne iridate all’aperto, mentre il successo è del campione mondiale outdoor Hugues Fabrice Zango (Burkina Faso) con 17,53. Finisce di nuovo nei primi otto anche Pietro Arese, settimo nei 3000 in 7:46.46 a due anni dall’ottavo posto nei 1500, undicesimo invece Federico Riva con 8:02.66 nella gara che accende il boato della tribuna per il trionfo del britannico (e scozzese) Josh Kerr in 7:42.98. Al femminile tredicesima Ludovica Cavalli (8:48.46) con la statunitense Elle St. Pierre all’oro in un formidabile 8:20.87 per sorprendere l’etiope Gudaf Tsegay (8:21.13). Nell’asta decima Roberta Bruni con un salto riuscito a 4,40 prima di tre errori a 4,55, in delirio il pubblico per la vittoria della britannica Molly Caudery con 4,80. È la serata di un altro record del mondo per l’olandese volante Femke Bol con 49.17 nei 400 metri, sette centesimi in meno del suo 49.24 di due settimane fa.
START LIST E RISULTATI – GLI ORARI DEGLI AZZURRI – TV E STREAMING – FOTOGALLERY (Grana/FIDAL) – LA SQUADRA ITALIANA – ISCRITTI – LA PAGINA WORLD ATHLETICS DELL’EVENTO
LE BIO DEI 21 AZZURRI DI GLASGOW 2024 (PDF)
SUPER SIMONELLI – Fianco a fianco con la star Grant Holloway, Lorenzo Simonelli non sfigura affatto in semifinale: 7.48 a due centesimi dal suo record italiano, terzo tempo complessivo, correndo nella ‘semi’ più veloce delle tre. Soltanto Emanuele Abate nel 2012 era riuscito a centrare la finale dei 60hs ai Mondiali indoor (poi sesto): dodici anni dopo, è la volta del ventunenne romano, superato nel turno intermedio soltanto da Holloway (7.32) e dal polacco Jakub Szymanski (7.46). Un paio di ore più tardi, si corre per le medaglie con ‘Lollo’ che scatta bene dai blocchi in prima corsia, divora le barriere, si tuffa sul traguardo per conquistare uno strabiliante argento. E si migliora ancora, con il primato italiano di 7.43 nell’occasione più importante dell’inverno, dimostrando anche una straordinaria consistenza agonistica. In poco più di un mese ha riscritto quattro volte il record, da 7.50 a 7.48, da 7.46 fino alla meraviglia di Glasgow. Se davanti si conferma imbattibile Grant Holloway (7.29), l’azzurro riesce a mettersi alle spalle tutti gli altri: terzo in 7.47 il francese Just Kwaou-Mathey, che l’anno scorso agli Europei indoor di Istanbul aveva beffato Simonelli di appena cinque millesimi per il bronzo, poi 7.53 per lo spagnolo Enrique Llopis, il polacco Jakub Szymanski e il big statunitense Trey Cunningham, argento mondiale dei 110hs nel 2022. A proposito: ora si può sognare in grande per la stagione all’aperto, con gli Europei di giugno a Roma prima delle Olimpiadi di Parigi, ma intanto c’è da gioire per una medaglia mondiale.
“È incredibile – esclama Lorenzo Simonelli, con in testa il cappello che ricorda il suo personaggio preferito di One Piece – non ci sto credendo, il Team Frinolli adesso è in cima! Sapevo che sarebbe stato impossibile raggiungere Holloway, tutta la finale era finalizzata al secondo posto ed esserci riuscito è qualcosa di atomico.
Al campo insieme a Zaynab ci divertiamo, affrontiamo sempre tutto con il sorriso. L’Europeo in casa? Voglio l’Olimpico pieno, un ‘casino’ come se stesse giocando la Roma. E poi ci sarà Parigi, la tappa finale e più importante della stagione: ci dobbiamo arrivare belli carichi”.
DOSSO SENZA LIMITI – La prima velocista azzurra a sbarcare in una finale mondiale dei 60 si chiama Zaynab Dosso: è la naturale conseguenza di una stagione entusiasmante, sempre alle porte dei sette secondi. In semifinale, stimolata dal confronto diretto con la statunitense Aleia Hobbs, firma un 7.05 che la conferma tra le attuali big dello sprint planetario. In altra semifinale la polacca Ewa Swoboda furoreggia con la world lead di 6.98 mentre l’altra favorita Julien Alfred si qualifica con 7.03. Ma non è che una tappa di passaggio, perché in finale la primatista italiana (7.02 quest’anno) si gioca al meglio le proprie carte: rapida in avvio, è davanti nella prima metà della gara, poi ‘Za’ non si scompone e corre verso il bronzo, un podio mondiale che fino a poco tempo fa poteva sembrare utopia e invece adesso è realtà. Regina dello sprint la caraibica Alfred, sprinter di Saint Lucia che in 6.98 pareggia la migliore prestazione mondiale dell’anno, e argento alla polacca Swoboda con 7.00. Per il terzo posto l’azzurra precede di un centesimo la neozelandese Zoe Hobbs (7.06), quinta Mikiah Brisco (Usa, 7.08) in una finale senza la statunitense Aleia Hobbs, che esce di scena per un problema fisico poco prima del via.
“Coach Giorgio Frinolli… spero sia ancora vivo!”, esulta Zaynab Dosso. “È una persona di cuore, chissà come l’avrà presa. Ci credevo, ci ho lavorato, ma vedere il mio nome scritto sul tabellone era qualcosa che mi sembrava così difficile. Dico ‘wow’ per l’atletica italiana: siamo tutti giovani, sogniamo, ci pensiamo tra i big, vogliamo divertirci. E divertirsi vuol dire prendere le medaglie, arrivare in finale, essere tra i migliori. A Parigi andremo con la stessa energia accumulata in questo inizio di stagione”.
IHEMEJE TRA I BIG – Per la terza volta consecutiva Emmanuel Ihemeje è nei primi otto ai Mondiali nel triplo. Non trova l’acuto che avrebbe voluto l’azzurro, con 16,90 al turno iniziale della gara senza poi riuscire a incrementare, ma è l’ennesima prova di valore per il bergamasco. All’ultimo tentativo il portoghese Tiago Pereira (17,08) scavalca il cinese Fang Yaoqing (16,93) e agguanta il bronzo. Dopo il titolo iridato all’aperto, ora c’è anche quello indoor per Hugues Fabrice Zango, il saltatore del Burkina Faso che atterra a 17,53 sorpassando il 17,35 dell’algerino Yasser Triki.
KERR INFIAMMA GLASGOW – Un boato, quando nel penultimo rettilineo l’idolo di casa Josh Kerr supera l’etiope Selemon Barega. Sventola un mare di bandiere scozzesi e di Union Jack, tutte per il campione del mondo dei 1500 che si ripete anche al coperto nei 3000: 7:42.98. Argento Usa con Yared Nuguse (7:43.59), bronzo a Barega (7:43.64). L’oro mancava da ventinove anni all’Europa: l’ultimo era stato del nostro Genny Di Napoli nel 1995. È la gara del settimo posto di Pietro Arese (7:46.46), di nuovo tra i ‘finalisti’ dopo l’ottavo posto di due anni fa nei 1500. Gara a strappi, nervosa, con diversi contatti tra gli atleti. Meno ‘dentro’ la partita è Federico Riva, undicesimo con 8:02.66 e comunque felice della stagione indoor che ne ha segnato il ritorno a buoni livelli. Gara da ritmi folli nei 3000 al femminile, risolta nel rettilineo finale grazie allo spunto vincente della statunitense Elle St. Pierre, in grado di beffare una fuoriclasse come l’etiope Gudaf Tsegay. Terzo crono della storia con 8:20.87, frutto di passaggi da 2:48.83 al primo mille, 5:35.78 al duemila, e di un ultimo giro macinato in poco meno di trenta secondi dalla mezzofondista Usa (29.76). Tsegay seconda in 8:21.13, la keniana Beatrice Chepkoech bronzo in 8:22.68. Troppo, davvero troppo per una Ludovica Cavalli comunque generosa, determinata soprattutto nella prima parte: il tempo non è da buttare, 8:48.46, per il tredicesimo posto finale.
BRUNI 4,40 – Termina a 4,40 l’avventura mondiale di Roberta Bruni, purtroppo lontana dalle misure stagionali (4,65 il 14 febbraio). L’astista azzurra conclude la prova al decimo posto con tre nulli alla misura di 4,55. Profeta in patria la britannica Molly Caudery con 4,80 al secondo colpo, un errore in meno della neozelandese d’argento Eliza McCartney che valica la quota al terzo e ultimo assalto. Bronzo per la statunitense olimpionica e iridata all’aperto Katie Moon a 4,75.
BOL RECORD – F come fenomeno, F come Femke Bol. Ha vita breve l’ultimo record dell’olandese, che dura non più di tredici giorni, perché nella finale mondiale dei 400 scende a 49.17. Quasi un secondo di vantaggio sulla connazionale Lieke Klaver (50.16) per una doppietta ‘orange’ con il bronzo alla statunitense Alexis Holmes (50.24). Tra gli uomini è il belga Alexander Doom a fare il colpaccio. Dopo aver siglato venerdì il miglior crono del turno intermedio (45.69), in finale mette la freccia negli ultimi metri nei confronti di Karsten Warholm: oro in 45.25 davanti al 45.34 della star norvegese, terzo il giamaicano Rusheen McDonald con 45.65.
SEGUICI SU: Instagram @atleticaitaliana | Twitter @atleticaitalia | Facebook www.facebook.com/fidal.it